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Il baguazhang, o palmo degli otto trigrammi, è uno stile di gongfu cinese, ideato nella seconda metà dell' '800 da Dong Haichuan, capo delle guardie del principe Su nella città proibita, il quale sintetizzò e organizzò il suo ricco bagaglio marziale secondo i princìpi dello yijing - il "libro dei mutamenti" - un antico testo di divinazione e cosmologia.
Lo stile prevede l'utilizzo di tutte le tecniche caratteristiche degli stili cinesi - mano, piede, leva, proiezione, armi - ma predilige l'utilizzo delle tecniche a mano aperta abbinate a movimenti circolari e a spostamenti rapidi e cambi di direzione improvvisi. È uno stile "interno" che pone molta enfasi sul neigong, o "lavoro interno", allenamento volto a sviluppare la forza attraverso un'assetto posturale peculiare, caratteristico e funzionale alle sue tecniche e alla sua tattica, e che consente al praticante di esprimere potenza, flessibilità e adattabilità, in accordo appunto con i "mutamenti".
Questa forza "interna" pur essendo finalizzata al combattimento, dona al praticante salute e benessere, un vigore che ha le sue radici nello sviluppo delle energie sottili che secondo la visione medica cinese sottendono ai meccanismi fisiologici del nostro essere: jing, qi, shen - vitalità, soffio e spirito.
L'allenamento del baguazhang richiede passione, costanza e pazienza; i suoi princìpi sono molto semplici, derivano dall'osservazione della Natura e si accordano alle sue leggi, secondo la visione del taoismo; essi si disvelano da sè, ma unicamente attraverso la pratica assidua, come recita il Laozi infatti: "Il Dao che può essere raccontato, non è il vero Dao."
La pratica del baguazhang così intesa e tramandata, attraverso lo studio delle tecniche del combattimento, l'allenamento della forza "interna" e l'approfondimento dei suoi princìpi teorici rispecchia pienamente l'essenza del gongfu tradizionale cinese: marzialità, benessere, cultura.
giovedì 26 dicembre 2013
"Palestre"
Ogni tanto qualcuno ancora mi chiede: "Come mai non insegni in una palestra?". In puro stile baguazhang assorbo, devìo, rigiro e cambio: "Perchè insegnare in una palestra?".
Siamo abituati a legare l'attività fisica a dei luoghi ben precisi, dei contenitori che ci isolano dal resto della nostra vita. Allenarsi in una palestra ci da quel senso di sicurezza, indossiamo altri abiti, ci vediamo con nostri simili, ci separiamo perfino dal clima. Finito il nostro impegno fisico, ritorniamo alla normalità, abbiamo vissuto la nostra piccola fuga quotidiana. Certo, per alcune attività fisiche che richiedono attrezzi, la palestra è l'unico modo....ma il gongfu? Sono quindici anni che non mi alleno al chiuso. Penso ai benefici immensi del gongfu sulla salute, e penso che una buona dose venga dall'allenarsi all'aperto. In definitiva la palestra è un luogo che si adatta all'uomo, separandoci dalle stagioni, dal vento, dal sole e da tutti i cambiamenti climatici, come se non fossimo già abbastanza divisi dalla Natura. La memoria va al gennaio 2001, ai primi allenamenti a Pechino, al dolore dei piedi ricoperti di misere scarpe di pezza sul ghiaccio, alla bottiglietta d'acqua lasciata su un muretto e ritrovata ghiaccio dopo quindici minuti di stretching... E poi all'inverno successivo, all'adattamento incredibile, quando con la stessa temperatura rigida di -18ºC bastava una maglietta e una felpa. La nostra robustezza deriva certamente dalla qualità dell'allenamento, ma il fatto di allenarsi all'aperto con tutti i climi ci rende più adattati e adattabili ai "mutamenti". Rincorrere lo yin e lo yang su di un cerchio su un parquet senza capire la differenza tra luce e buio, senza provare nelle ossa l'alternarsi di estati e inverni? No grazie, non è per me. Inutile elencare gli altri vantaggi: nessuna imposizione d'orario, nessuna imposizione economica, ma soprattutto il calare quello che facciamo nella vita vera, in mezzo alla gente tutta.
Certo, mi chiedo sempre cosa possa pensare alla fine chi si ritrova dei cerchi tracciati sul prato dove porta a spasso il cane, per non dire di chi ci vede belli concentrati a camminare su circonferenze di un metro di diametro...ma in genere basta qualche settimana perchè si rompa il ghiaccio con i meno timidi o intimoriti. Rimane anche l'inconveniente di un clima che sta diventando veramente bizzarro, ma riusciamo a barcamenarci.
Nelle foto vedete i nostri campi d'allenamento, la prima ritrae il nostro preziosissimo angoletto a villa Pamphili, nell'altra parco Gioia, ormai rimasto come ripiego in caso di pioggia....eh si, se non è proprio cattiva non ci ferma neanche quella!
ps. Spero presto di aggiungere un'altra mappa, non appena avremo trovato un angoletto adatto a villa Ada. Arriviamo anche lì.
giovedì 19 dicembre 2013
Primi Passi
Con questo programma ho voluto mettere per la prima volta nero su bianco quello che facciamo, così che i miei allievi abbiano un quadro d'insieme, un obiettivo a "breve" termine del lavoro che andranno a fare, e un piccolo dizionario.
Il cardine del lavoro di base è in realtà la sola prima voce, ovvero i palmi in posizione fissa, ma ho ritenuto utile introdurre da subito le tecniche fondamentali di mano, oltre a quelle di piede che nei nostri allenamenti classici a Pechino costituiscono il riscaldamento. Nonostante queste risulteranno per forza essere vuote - la forza va costruita sui palmi in posizione fissa - possono essere utilizzate per riscaldamento. Tutti i fondamentali poi possono essere utilizzati in combinazioni varie e insieme ad esercizi a corpo libero, e allenati su tempi e pause diverse, per sviluppare le capacità atletiche di base. Con lo stesso scopo, rispetto al programma classico del nostro baguazhang, ho voluto introdurre alcuni fondamentali di shuaijiao.
Buon allenamento!!
ps. la traslitterazione in pinyin del 3º tono è rimediata alla meno peggio dalla tastiera occidentale
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